Il Primo Maggio della Vergogna: Sindacati in piazza, ma i lavoratori della sanità pubblica restano senza contratto
Mentre si celebra la Festa dei Lavoratori, i sindacati rifiutano il rinnovo contrattuale del comparto sanità pubblica per “guadagni troppo bassi”, ma altrove firmano accordi con paghe da 5 euro l’ora.
Primo maggio. Piazze piene, cori, discorsi e bandiere. I vertici sindacali si alternano ai microfoni per celebrare la giornata del lavoro. Ma nei corridoi degli ospedali, dove ogni giorno si combatte una guerra silenziosa fatta di turni infiniti, carichi insostenibili e salari umilianti, nessuno festeggia.
Il contratto della sanità pubblica è ancora bloccato. Non per inerzia burocratica o ostruzionismo politico, ma perché i sindacati di categoria hanno detto no, giudicando l’offerta “troppo bassa”. Non per i lavoratori, ma per il proprio ritorno d’immagine. Intanto, infermieri, OSS, tecnici e amministrativi continuano a garantire un servizio essenziale, spesso con stipendi che sfiorano il minimo sindacale, straordinari non pagati e nessuna tutela reale.
A rendere tutto più vergognoso, il fatto che quegli stessi sindacati abbiano invece sottoscritto contratti in altri settori dove si lavora per 5 euro l’ora. Una contraddizione che non si può più ignorare.
Così non si può più andare avanti. Gli operatori sanitari sono stanchi, esausti, arrabbiati. Non si può chiedere sempre sacrifici in silenzio, mentre chi dovrebbe rappresentarti gira lo sguardo altrove. È arrivato il momento di dire basta, di alzare la voce, di rivoltarsi contro chi predica solidarietà e poi lascia soli i lavoratori nel momento del bisogno.
Non è più tempo di delegare, ma di pretendere rispetto. La Festa dei Lavoratori non può essere solo una passerella. Deve tornare ad essere lotta, dignità, rivendicazione. E se i sindacati non sono più in grado di farlo, allora forse è ora che lo facciano direttamente i lavoratori.
l Segretario Provinciale
Carmelo Finocchiaro